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Commenti al testo di Fausta Genziana Le Piane
Nina Maroccolo, veggente del XXI secolo

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 Franca Alaimo - 20/02/2017 23:31:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Il tuo modo di presentare Nina Maroccolo è talmente entusiasta che, dopo avere letto questo ritratto-recensione, non si può non rimanere incantati e incuriositi di lei.

 Nina Maroccolo - 22/02/2014 14:55:00 [ leggi altri commenti di Nina Maroccolo » ]

In risposta all’articolo di Fausta Genziana Le Piane*

Il fatto è che tu, come pochi altri, misuri il dettaglio che rende potente l’infinitesimale. In particolare riesci a entrare nella dimensione della mia scrittura che conduce allo stupore.
Di tanto stupore resto stupita. Vicendevole è la contaminazione.
I racconti emergono da uno stato di finitezza infinita: ma la brevità non sempre è sinonimo di essenzialità. Dovessi scegliere, direi che le narrazioni, o "denarrazioni" – come scrive Marco Palladini nella bella introduzione al libro – mirano al contenuto essenziale che s’irraggia di moltitudine.
Differentemente da "Animamadre", la cui prosa narrativa diventava architettura delle maree; sfalsamento del tempo e dello spazio; incontro tra l’orizzontalità quotidiana [poesia del reale ma anche del profondo irrisolto], con una liricità ad allattare di misticismo, trascendenza, rivelazione, consonanza interiore di verità - il sentimento dell’ascendere.
Non esiste sublimazione, bensì il tentativo di rendere questo Tutto "sublime".
So d’essere ambiziosa, molto... È anche vero che ricerca ed esplorazione sono il mio pane quotidiano, sia nella scrittura che nelle altre espressioni creative.

Ancora una volta, a tenere saldo quel fantasmagorico punto d’intersecazione, è l’archeologia che sopravvive dentro di noi. Quella materia drammatica costituente una parte, o più parti, della nostra esistenza: tra luminelli del diurno: tra alveari di noctiluca. Tra stato di veglia e con-tratto onirico - benché non sia docile l’andare verso la notte.
Ci troviamo nel regno della regressione, nell’imperscrutabile che ci spinge all’indietro, indietro, indietro... laddove si dischiudono i larvali per diventare farfalle. E ancora: incontreremo fasi delle passate esistenze, grumi da sciogliere in termini eonici, traumi fossili...
Tutto ciò che in questa vita richiama al malessere, alle paure, alle fobie.
Riguardano me. Riguardano te. Riguardano l’individuo.
La collettività.

Il Malestremo chiamato Identità. Penso: "Lui - l’Io - chi lo rimedia?"
L’Io ausiliario si prepara come sostegno e nulla deve compensare, solo considerare un’ipotesi.
Ci vogliamo intatti, no? Allora prendiamo l’Inconscio, cerchiamo di ammorbidirlo, accettarlo nei suoi anfratti abissali, nel remoto, per riscoprirci nervi vivi. Nei bagliori conoscitivi - tra le incognite, i segni.

Io sono altro Io. Tu che mi leggi, cosa sei?

Il malestremo che conduce al benestremo.
Malestremo - Sedici viaggi nell’Altrove.

NINA MAROCCOLO