Nina Maroccolo
- 22/02/2014 14:55:00
[ leggi altri commenti di Nina Maroccolo » ]
In risposta allarticolo di Fausta Genziana Le Piane*
Il fatto è che tu, come pochi altri, misuri il dettaglio che rende potente linfinitesimale. In particolare riesci a entrare nella dimensione della mia scrittura che conduce allo stupore. Di tanto stupore resto stupita. Vicendevole è la contaminazione. I racconti emergono da uno stato di finitezza infinita: ma la brevità non sempre è sinonimo di essenzialità. Dovessi scegliere, direi che le narrazioni, o "denarrazioni" – come scrive Marco Palladini nella bella introduzione al libro – mirano al contenuto essenziale che sirraggia di moltitudine. Differentemente da "Animamadre", la cui prosa narrativa diventava architettura delle maree; sfalsamento del tempo e dello spazio; incontro tra lorizzontalità quotidiana [poesia del reale ma anche del profondo irrisolto], con una liricità ad allattare di misticismo, trascendenza, rivelazione, consonanza interiore di verità - il sentimento dellascendere. Non esiste sublimazione, bensì il tentativo di rendere questo Tutto "sublime". So dessere ambiziosa, molto... È anche vero che ricerca ed esplorazione sono il mio pane quotidiano, sia nella scrittura che nelle altre espressioni creative.
Ancora una volta, a tenere saldo quel fantasmagorico punto dintersecazione, è larcheologia che sopravvive dentro di noi. Quella materia drammatica costituente una parte, o più parti, della nostra esistenza: tra luminelli del diurno: tra alveari di noctiluca. Tra stato di veglia e con-tratto onirico - benché non sia docile landare verso la notte. Ci troviamo nel regno della regressione, nellimperscrutabile che ci spinge allindietro, indietro, indietro... laddove si dischiudono i larvali per diventare farfalle. E ancora: incontreremo fasi delle passate esistenze, grumi da sciogliere in termini eonici, traumi fossili... Tutto ciò che in questa vita richiama al malessere, alle paure, alle fobie. Riguardano me. Riguardano te. Riguardano lindividuo. La collettività.
Il Malestremo chiamato Identità. Penso: "Lui - lIo - chi lo rimedia?" LIo ausiliario si prepara come sostegno e nulla deve compensare, solo considerare unipotesi. Ci vogliamo intatti, no? Allora prendiamo lInconscio, cerchiamo di ammorbidirlo, accettarlo nei suoi anfratti abissali, nel remoto, per riscoprirci nervi vivi. Nei bagliori conoscitivi - tra le incognite, i segni.
Io sono altro Io. Tu che mi leggi, cosa sei?
Il malestremo che conduce al benestremo. Malestremo - Sedici viaggi nellAltrove.
NINA MAROCCOLO
|